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Ambasciatore Maurizio Massari a sinistra e il presidente del GEI, Mario Platero, a destra.  ©Terry W Sanders 2022

Ambasciatore Maurizio Massari (ONU) al GEI: “L’aggressione in Ucraina non finirà presto”

New York, 19 aprile 2022- In un incontro con il Gruppo Esponenti Italiani a New York (GEI), l’Ambasciatore Maurizio Massari, Rappresentante Permanente italiano alle Nazioni Unite, ha discusso dell’aggressione russa in Ucraina, soffermandosi sulle prospettive di pace e sul contesto strategico e storico che ha portato Vladimir Putin a prendere la decisione drastica e inaccettabile di attaccare il popolo ucraino per semplici mire espansionistiche e territoriali. 

“ Prevedo un conflitto lungo. Non ci sarà una scadenza breve e l’esito di questo conflitto non riguarderà solo l’Europa ma l’ordine multilaterale e l’ordine mondiale. È importante dare continuità al  G-20 ad esempio e proseguire l’azione inclusiva per portare avanti l’agenda ONU 2030 con i suoi 17 obiettivi per lo sviluppo sostenibile”, ha detto Massari durante l’incontro che si è tenuto nelle sale del R&T Club a New York.

Nel presentarlo, il Presidente del GEI Mario Platero, ha puntualizzato come l’ambasciatore Massari sia un diplomatico chiave per capire la storia di questo conflitto, le dinamiche e le psicologie dei negoziati condotti dietro le quinte. Massari infatti ha trascorso un importante periodo della sua carriera al Ministero per gli Affari Esteri, prima all’Ambasciata d’Italia a Mosca come Primo Segretario d’Ambasciata e successivamente, nel periodo 1998-2001, all’Ambasciata d’Italia a Washington, come Primo consigliere politico. Qui si è occupato soprattutto della politica americana nei confronti della Federazione Russa, dell’ex Unione Sovietica e dell’Europe Centrale e Orientale. Massari ha anche scritto un libro nel 2009 dedicato alle tensioni regionali  dell’est Europa “Russia, democrazia europea o potenza globale?” (Editore Guerini). Il contesto geopolitico insomma al centro dell’attuale dibattito per porre fine alla guerra che Mosca ha portato nel territorio ucraino. 

“Si tratta di un conflitto che ha radici lontane e riprende la vecchia aspettativa della Russia di essere accettata come grande potenza, con uno status paritario agli Stati Uniti e all’Occidente. In generale- ha  continuato l’ambasciatore- l’Occidente non poteva accogliere questa richiesta negli anni Novanta,  per la necessità di colmare un vuoto di sicurezza in Europa e per i segnali contrastanti e non rassicuranti che arrivavano da Mosca, come nel 1992, quando la Duma, durante la presidenza di Boris Eltsin, rinnegò il dono della Crimea che la Russia aveva fatto all’Ucraina”. 

Condannando fermamente l’invasione della Russia in Ucraina, l’ambasciatore ha avvertito che “non ci saranno vincitori o vinti in questo conflitto. Possiamo immaginare una soluzione ibrida, con la Russia che cercherà di rivendicare una vittoria sull’Ucraina magari dopo aver conquistato il Donbass, la regione più ricca di risorse naturali e  industriali del paese, cosa che sulla carta pare inaccettabile. L’Ucraina, invece, farà pesare la sua resilienza e il suo percorso verso l’accettazione da parte dell’Unione Europea per diventarne un nuovo membro.” Con un rischio: “La Russia potrebbe resistere il rimborso di danni di guerra, l’Ucraina sarà impoverita, dovrà essere ricostruita e se la Russia si defilerà, potrebbe esserci una possibile responsabilità primaria per aiuti materiali da parte dell’Europa”.  Nel nuovo contesto di schieramenti territoriali e di alleanze, Massari ha auspicato “che la Svezia e la Finlandia possano essere ammesse in tempi brevi nell’Alleanza Atlantica se e quando lo chiederanno” e ha tracciato un percorso storico vissuto dal punto di vista russo che ha portato al tragico attacco della Russia contro Kiev. “Ci sono state tre transizioni storiche per la Russia- ha spiegato l’Ambasciatore – Il passaggio da dittatura a democrazia, da economia centrale a  economia capitalistica e da impero a stato nazione. Quest’ultimo era il passaggio più difficile da accettare per la Russia, per questo ci furono certe resistenze di Mosca, molte ambiguità e un clima di sospetto che spiegava la resistenza dell’Occidente a riconoscere per la Russia un ruolo importante e consono alle sue aspettative o persino a considerare l’ipotesi – molto reale a un certo punto – di un ingresso di Mosca  nella Nato”. 

Rispondendo a chi invece ha criticato la mancanza di efficacia delle Nazioni Unite nel corso di questo conflitto, l’ambasciatore ha sottolineato che “se non ci fosse stata l’Onu, non ci sarebbe stata la Carta delle Nazioni Unite, a cui l’Ucraina si è appellata per denunciare i soprusi e i crimini compiuti contro la popolazione civile. La Carta e l’Assemblea Generale hanno giocato un ruolo importante nell’isolare la Russia portando in un solo mese a tre risoluzioni dell’Assemblea Generale, fondamentali per mettere Mosca davanti alle sue responsabilità”. Affrontando la questione del ruolo cinese “in un matrimonio di interesse” con la Russia e come altre nazioni che rappresentano il 40% del PIL mondiale siano schierate con Mosca all’interno dell’ONU, ha auspicato che in questo delicatissimo momento per gli equilibri mondiali si eviti ad ogni costo che la sfida attuale avanzata da Mosca con l’aiuto di Pechino, una sfida che riguarda anche il confronto fra autocrazie e democrazie, venga percepita come una sfida “West against the rest”, l’Occidente contro il resto del mondo che non vive in un contesto di democrazia liberale.